ULTIM'ORA
   email: password:
   Registrati Password dimenticata?

:: ultimo video :: archivio video ::

PRO – Dainese e la vittoria al Giro: «A Caorle la conferma che cercavo dentro di me»

Este (Padova) sabato 3 giugno 2023 - Con il passare dei giorni, la vittoria di Alberto Dainese (Dsm) primo nella tappa di Caorle nel recente Giro d'Italia, si ammanta sempre più di epica, per come è arrivata, e per le sofferenze fisiche che l'hanno preceduta. Analizzandolo ora a mente fredda a distanza di giorni, quel vittorioso sprint ha il profumo del riscatto e per capirne i motivi bisogna partire dalla 15 tappa della corsa rosa che portava i girini da Seregno a Bergamo, quasi 200 chilometri irti di difficoltà con 3600 metri di dislivello dove Dainese colpito da una forte influenza intestinale arriva spossato e vuoto di energie ultimo da solo a oltre 43' dallo statunitense Mcnulty vincitore di giornata. «E' stato il giorno più terribile della mia vita -chiosa Dainese- mi sarò fermato dieci volte, ero staccato di un’ora dalla corsa, non fosse stato il Giro d'Italia quel giorno mi sarei fermato». Giada Borgato al seguito in moto, nel raccontare la sua esperienza ha riferito di aver incrociato più volte il suo sguardo non facendo mancare il suo incitamento «l'ho invitato più volte a non mollare- ha confidato la Borgato- lui mi guardava poco convinto, scuoteva la testa, ma poi riprendeva. E' stato davvero stoico ad arrivare, sono stata contentissima della sua vittoria».

Il giorno di riposo all'indomani lenisce solo un po’ i malanni fisici dell'atleta che ha davanti a se un un ulteriore tappone alpino con arrivo sul monte Bondone prima di arrivare all'agognata pianura. La montagana trentina è segnata da altro “calvario” e mentre in testa il portoghese Almeida firma forse una delle tappe più belle, lui lotta per non crollare e giunge sulla fettuccia d'arrivo trentina a fianco del suo idolo Cavendisch con un passivo di oltre 48'. Un ritardo pesante ma poco importa: il giro è salvo. E arriva Caorle e qui comincia un’altra storia. La storia di una volata perfetta, un capolavoro, definita da un principe degli sprint quale Silvio Martinello «tatticamente intrigante». La tappa è lineare con la fuga di giornata rintuzzata a pochi chilometri dall'arrivo. Sul rettifilo veneziano Dainese è lanciato in testa alla volata troppo presto-500, con astuzia tattica, sul filo dei settanta all'ora rallenta e si lascia superare dall'australiano Matthews e dal milanese Consonni. Una prima violenta accelerata per prendere la ruota dell'italiano, poi si acquatta sul manubrio, un lungo respiro e poi ai -150 la rimonta: Consonni è saltato subito, Matthews cede dopo un acerrimo testa a testa a non più di dieci metri dalla linea, ma non basta per vincere perchè c'è da contenere la rimonta di Milan che arriva alla sua sinistra come un uragano. I due piombano sul traguardo simultaneamente, nessuno sa chi ha vinto, decide il fotofinish che dopo alcuni minuti di silenzio annuncia il nome di Dainese, lui esulta, stringe i pugni e in diretta tivù lancia un sonoro Siiiiii. Dainese cosa cera in quell'urlo tanto insistito «la liberazione e la gioia per un risultato difficilmente ipotizzabile un paio di giorni prima. A distanza di tempo, meditando, posso anche dire una lezione di vita che mi ha insegnato che a non mollare anche in situazioni terribili come ho passato io, poi magari arriva l'occasione per essere ricompensati».

Reggio Emilia lo scorso anno e ora Caorle c'è differenza tra le due vittorie?

«Si, di vitale rilevanza per un atleta. La prima volta è per molti versi indimenticabile, ma poi hai bisogno di ripeterti per autoconvincerti che non è stata solo fortuna o casualità. L'importanza di questo successo è la conferma che cercavo dentro di me e ora so che a Reggio non è stato un caso ma posso giocarmela davvero con molti velocisti».

Una annata in chiaroscuro per l'atleta di Abano Terme, con un terzo posto in una tappa della Tirreno-Adriatico e un quarto nella semiclassica belga di La Samyn e un attività ridotta all'osso, situazione forse riconducibile ad una fase contrattuale tra atleta e club che si sta esaurendo e non ha ancora ufficialmente trovato una via di sbocco. Sull'argomento l'atleta glissa ma qualcosa dice «diciamo che per molti motivi si è creata una situazione per cui sono stato impegnato poco e qualche volta in competizioni poco adatte ai velocisti, quali il giro di Romandia e il Tour of the Alps, anche al giro ho saputo della partecipazione solo tre giorni prima- poi la stilettata- vincendo ho anche dimostrato che se mi fanno fare le volate qualcosa tiro fuori».

L'ha definita la tappa di casa pur essendo padovano?

«Ed è così. Da queste parti conosco anche le buche nelle strade per via dell'attività da dilettante nella Zalf e poi sono stato tante volte a Jesolo per le ferie, senza contare che era l'arrivo più vicino a casa e cerano tanti amici che sono venuti a trovarmi».

Dunque quel lancio di fiori dal palco del vincitore aveva un preciso destinatario?

«Si, li ho lanciati alla mia ragazza Sara, era la prima volta che mi vedeva da professionista, l'ho omaggiata con i fiori del vincitore. Più di così».

Oltre la vittoria due quarti posti, uno tolto per squalifica e l'altro a Roma, complessivamente soddisfatto?

«Si, anche se mi rode la squalifica di Salerno nella quinta tappa, non l'ho trovata giusta in quanto non cera scorrettezza nella mia volata come hanno certificato molti esperti. In quanto allo sprint di Roma si ballava sui sampietrini, era un arrivo per gente potente. Sono comunque contento del quarto posto in ordine d'arrivo che premia Cavendish, uno dei miei idoli da sempre».

I prossimi impegni?

«Starò fermo un paio di mesi, per curarmi e rimettermi bene poi spero di andare a caccia di qualche tappa alla Vuelta». (walter lotto – gazzettino di padova)

ShoppyDoo Confronta prezzi e modelli per il tuo shopping online