Pordenone – sabato 26 aprile 2025 – «Ho visto grandi corridori mollare sganassoni in corsa a compagni non abbastanza servizievoli, ne ho visti altri aggrappati alle moto dei fotografi o avvinghiati ai gregari in salita, tipo Fantozzi nel film. Attaccavano e mollavano la presa sul pantaloncino di quei poveretti a seconda di dove guardava la giuria, che volentieri guardava il paesaggio. Quando quei grandi capitani capivano che il malcapitato era spompato e inutilizzabile, gli davano il colpo di grazia usandolo come fionda per lanciarsi in avanti». Lo racconta al 'Corriere della Sera' Giovanni Battaglin, vincitore del Giro d'Italia della Vuelta nel 1981, parlando del «far west» ciclistico visto nei suoi anni. Lei i gregari come li trattava? «Da compagni, spesso da fratelli come Luciano Loro». Merckx e Gimondi, invece? «Eddy più li consumava più lo adoravano: carisma mostruoso come la sua classe. Felice era meno ruvido ma se non gli obbedivano mordeva». Altri sceriffi? «Con Moser non si scherzava, Saronni era duro ma più educato e aveva qualche pudore nel farsi spingere». Sempre di spinte si parla. «All’epoca usava così. Io mi incazzavo, le trovavo ingiuste, odiose. Un altro senza peccato era Tista (Giovanbattista, ndr) Baronchelli: gran corridore a cui Merckx strappò il Giro per soli 12”. Con più cattiveria ne avrebbe vinti due di Giri. Ma era un cuore puro, troppo puro per quel mondo». Le giurie? «Occhio di riguardo per i corridori amati da pubblico e giornalisti. Lombardi e toscani, più disinvolti, partivano avvantaggiati. Noi veneti silenziosi e ruspanti no». |