Parigi (Francia) - venerdì 8 settembre 2006 - L'unico ciclista "sano e dopato" dell'ultimo Tour de France è stato quello salito in maglia gialla sul podio finale di Parigi, Floyd Landis. Ma oltre all'americano squalificato per testosterone, ci sono stati in realtà altri 12 casi di positività a sostanze dopanti che non hanno avuto conseguenze perché 'coperti' da certificati medici che prescrivevano l'uso di certi prodotti a scopo terapeutico. In sostanza, erano 'malati' che correvano il Tour. È quanto emerge da un dato rivelato da Pierre Bordry, presidente dell'agenzia antidoping francese (CPLD, Consiglio francese di prevenzione e lotta contro il doping), in una intervista che sarà pubblicata da 'Le Monde' nella edizione del pomeriggio: dei 199 partenti dell'ultimo Tour, 105 sono stati sottoposti a complessivamente 180 prelievi (149 delle urine, 31 ematici) e «16 prelievi (9%) corrispondenti a 13 corridori si sono rivelati positivi». Nessuna positività nei 31 test antidoping sul sangue, le 16 sono emerse tutte in caso di classico controllo delle urine. Per 12 dei 13 'positivi', nessun problema perché, ha detto Bordry, «ad eccezione di Floyd Landis, l'Unione Ciclistica Internazionale ha chiuso tutti gli altri casi sostenendo che sono tutti sono coperti dalla Autorizzazione di Uso Terapeutico (AUT)». Ovvero, avevano un certificato medico che giustificava l'uso di determinati medicinali. L'alta percentuale di "malati" in un un gruppo di ciclisti professionisti che corrono prove agonistiche estreme come Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta di Spagna non sorprende ma descrive uno scenario inquietante. «Il 60% dei 105 corridori controllati hanno dichiarato di avere una AUT - ha aggiunto Bordry - È assolutamente giustificato che si concedano delle AUT in sport come il golf o il tiro con l'arco i cui praticanti sono più anziani, o che siano destinate a persone che hanno problemi cardiaci. Ma quel 60% di certificati medici sul Tour de France suscita dubbi seri e lascia pensare che nasconda pratiche dopanti». Bordry, ripercorrendo tutti i dubbi che hanno attraversato il mondo del ciclismo professionistico negli ultimi 15 anni, si è anche chiesto «se i controlli siano adeguati alle pratiche dopanti». La risposta è stata certamente negativa nel caso emerso grazie alla spagnola Operacion Puerto, l'inchiesta del giudice di Madrid che ha portato alla scoperta di una "centrale" del doping ematico e al sequestro di centinaia di sacche di sangue trattato e congelato. Ma Bordry osserva anche il paradosso della diminuzione costante negli anni della percentuale di positività (al lordo di quelle coperte da certificati medici), a fronte del costante aumento del numero di controlli al Tour de France. «I risultati delle positività totali calano (erano il 27% nel 2003, il 25% nel 2004, il 15% nel 2005 ed è il 9% quest'anno), mentre il numero di test aumenta: oggi - ha concluso Bordry - è ancora troppo grande lo scarto tra il sistema di controlli e analisi e la realtà del doping». Per gli sviluppi della inchiesta spagnola, a tre giorni dalla partenza del Tour de France Jan Ullrich, Ivan Basso, Francisco Mancebo e l'intera squadra Astana di Alexandre Vinokourov furono costretti a rinunciare alla corsa a tappe francese. La T-Mobile licenziò in tronco il direttore sportivo e mentore di Ullrich, Rudy Pevenage, nonché il suo gregario Oscar Sevilla. A proposito del tedesco: la procura di Bonn (che lo sta indagando per frode sportiva e per violazione alla legislazione tedesca sull'uso di medicinali) ha reso noto che secondo il dossier della Guardia Civil si dopava sin dal 2003. In quell'anno ha acquistato prodotti non autorizzati, ha rivelato un portavoce della Procura. «Non sono conclusioni alle quali siamo arrivati noi - ha precisato il portavoce - Esse poggiano sui rapporti fatti dalla polizia spagnola in seguito alle nostre richieste sul procedimento in corso. Abbiamo chiesto la loro collaborazione per verificarle». ULLRICH COINVOLTO DAL 2003 - Bonn (Germania) - Ancora pesanti accuse a carico di Jan Ullrich. Secondo un portavoce del tribunale di Bonn, il corridore tedesco, escluso alla vigilia del Tour de France per i legami con il medico Eufemiano Fuentes nell'Operacion Puerto, sarebbe coinvolto nella rete del doping spagnolo addirittura dal 2003. «Non abbiamo assolutamente alcuna informazione nostra e abbiamo chiesto aiuto alla polizia spagnola», ha spiegato Fred Apostel. Ullrich dovrebbe essere ascoltato a Madrid in qualità di testimone nell'ambito dell'Operacion Puerto. Il corridore tedesco, licenziato dalla T-Mobile in seguito allo scandalo, ha sempre negato ogni coinvolgimento. DOPING - Tour: Landis unico senza certificati su 13 positivi. Ullrich con Fuentes dal 2003. Parigi (Francia) - venerdì 8 settembre 2006 - - L'unico ciclista "sano e dopato" dell'ultimo Tour de France è stato quello salito in maglia gialla sul podio finale di Parigi, Floyd Landis. Ma oltre all'americano squalificato per testosterone, ci sono stati in realtà altri 12 casi di positività a sostanze dopanti che non hanno avuto conseguenze perché 'coperti' da certificati medici che prescrivevano l'uso di certi prodotti a scopo terapeutico. In sostanza, erano 'malati' che correvano il Tour. È quanto emerge da un dato rivelato da Pierre Bordry, presidente dell'agenzia antidoping francese (CPLD, Consiglio francese di prevenzione e lotta contro il doping), in una intervista che sarà pubblicata da 'Le Monde' nella edizione del pomeriggio: dei 199 partenti dell'ultimo Tour, 105 sono stati sottoposti a complessivamente 180 prelievi (149 delle urine, 31 ematici) e «16 prelievi (9%) corrispondenti a 13 corridori si sono rivelati positivi». Nessuna positività nei 31 test antidoping sul sangue, le 16 sono emerse tutte in caso di classico controllo delle urine. Per 12 dei 13 'positivi', nessun problema perché, ha detto Bordry, «ad eccezione di Floyd Landis, l'Unione Ciclistica Internazionale ha chiuso tutti gli altri casi sostenendo che sono tutti sono coperti dalla Autorizzazione di Uso Terapeutico (AUT)». Ovvero, avevano un certificato medico che giustificava l'uso di determinati medicinali. L'alta percentuale di "malati" in un un gruppo di ciclisti professionisti che corrono prove agonistiche estreme come Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta di Spagna non sorprende ma descrive uno scenario inquietante. «Il 60% dei 105 corridori controllati hanno dichiarato di avere una AUT - ha aggiunto Bordry - È assolutamente giustificato che si concedano delle AUT in sport come il golf o il tiro con l'arco i cui praticanti sono più anziani, o che siano destinate a persone che hanno problemi cardiaci. Ma quel 60% di certificati medici sul Tour de France suscita dubbi seri e lascia pensare che nasconda pratiche dopanti». Bordry, ripercorrendo tutti i dubbi che hanno attraversato il mondo del ciclismo professionistico negli ultimi 15 anni, si è anche chiesto «se i controlli siano adeguati alle pratiche dopanti». La risposta è stata certamente negativa nel caso emerso grazie alla spagnola Operacion Puerto, l'inchiesta del giudice di Madrid che ha portato alla scoperta di una "centrale" del doping ematico e al sequestro di centinaia di sacche di sangue trattato e congelato. Ma Bordry osserva anche il paradosso della diminuzione costante negli anni della percentuale di positività (al lordo di quelle coperte da certificati medici), a fronte del costante aumento del numero di controlli al Tour de France. «I risultati delle positività totali calano (erano il 27% nel 2003, il 25% nel 2004, il 15% nel 2005 ed è il 9% quest'anno), mentre il numero di test aumenta: oggi - ha concluso Bordry - è ancora troppo grande lo scarto tra il sistema di controlli e analisi e la realtà del doping». Per gli sviluppi della inchiesta spagnola, a tre giorni dalla partenza del Tour de France Jan Ullrich, Ivan Basso, Francisco Mancebo e l'intera squadra Astana di Alexandre Vinokourov furono costretti a rinunciare alla corsa a tappe francese. La T-Mobile licenziò in tronco il direttore sportivo e mentore di Ullrich, Rudy Pevenage, nonché il suo gregario Oscar Sevilla. A proposito del tedesco: la procura di Bonn (che lo sta indagando per frode sportiva e per violazione alla legislazione tedesca sull'uso di medicinali) ha reso noto che secondo il dossier della Guardia Civil si dopava sin dal 2003. In quell'anno ha acquistato prodotti non autorizzati, ha rivelato un portavoce della Procura. «Non sono conclusioni alle quali siamo arrivati noi - ha precisato il portavoce - Esse poggiano sui rapporti fatti dalla polizia spagnola in seguito alle nostre richieste sul procedimento in corso. Abbiamo chiesto la loro collaborazione per verificarle». ULLRICH COINVOLTO DAL 2003 - Bonn (Germania) - Ancora pesanti accuse a carico di Jan Ullrich. Secondo un portavoce del tribunale di Bonn, il corridore tedesco, escluso alla vigilia del Tour de France per i legami con il medico Eufemiano Fuentes nell'Operacion Puerto, sarebbe coinvolto nella rete del doping spagnolo addirittura dal 2003.
«Non abbiamo assolutamente alcuna informazione nostra e abbiamo chiesto aiuto alla polizia spagnola», ha spiegato Fred Apostel. Ullrich dovrebbe essere ascoltato a Madrid in qualità di testimone nell'ambito dell'Operacion Puerto. Il corridore tedesco, licenziato dalla T-Mobile in seguito allo scandalo, ha sempre negato ogni coinvolgimento.
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