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09/01/2008

DOPING - La Procura del Coni riapre l’Operacion Puerto: stranieri a rischio in Italia

Roma - mercoledì 9 gennaio 2008 - La procura antidoping del Coni, nel corso della propria attività istruttoria, ha acquisito anche per Commissione Rogatoria, nuovi elementi utili al prosieguo di un procedimento disciplinare per accertare eventuali responsabilità, in materia di violazioni della normativa antidoping, allo stato riferibili ai dottori Eufemiano Fuentes e Merino Batres coinvolti nell'Operacion Puerto.
A tal proposito è stato aperto un procedimento disciplinare dandone contestuale comunicazione giudiziaria alla Procura della Repubblica di Roma per gli adempimenti di competenza anche ai sensi degli articoli 1 e 9 della Legge 376/2000. "In ossequio alle vigenti Norme Sportive Antidoping, articolo 3, comma 7 delle Istruzioni Operative della Procura Antidoping - si legge in una nota del Coni - è infatti compito
del predetto Ufficio accertare responsabilità anche di soggetti stranieri non tesserati, ai fini della sanzione dell'inibizione a tutte le attività connesse all'esercizio della pratica sportiva in Italia con conseguente divieto agli atleti di avvalersi delle prestazioni professionali dei predetti medici, laddove giudicati responsabili".
L'indagine riguarda l'uso di sostanze proibite tra gli sportivi seguiti dal dottor Eufemiano Fuentes in Spagna. Il Il capo dell'ufficio, Ettore Torri ha anche inviato gli atti alla Procura di Roma. In base alle norme antidoping italiane è compito della procura antidoping accertare le responsabilità anche di atleti stranieri: tutti rischiano, nel caso di accertate responsabilità, di non potere più gareggiare sul territorio nazionale. In Italia nel 2008 sono in programma oltre al Giro d'Italia, una tappa del Tour de France (a Prato Nevoso) ed i mondiali su strada di fine settembre a Varese.
La Procura antidoping del Coni entro febbraio convocherà a Roma tutti i soggetti coinvolti, dai medici ai dirigenti per arrivare nuovamente ai corridori. Una nuova bufera dunque travolgerà nuovamente il mond del ciclismo. Per chi non si presenterà scatterà il divieto di correre in Italia.


E' lo scandalo che ha sconvolto il mondo dello sport, non solo quello del ciclismo. L'Operacion Puerto, di fatto, è ormai diventata tristemente famosa nell'immaginario collettivo per gli effetti (devastanti) che ha prodotto, per avere alzato il coperchio sul pentolone del doping e messo a nudo responsabilità dirette nell'uso, l'assunzione, la gestione o il commercio di sostanze proibite.
   L'indagine spagnola, scattata nel mese di febbraio 2006 e chiusa tre mesi più tardi, ha portato sul banco degli imputati Eufemiano Fuentes, in origine ginecologo e poi medico di diverse squadre ciclistiche, e Manolo Saiz, che al momento dell'arresto ricopriva il ruolo di direttore sportivo della squadra Liberty Seguros. Secondo l'accusa, Fuentes e Saiz erano a capo di un'organizzazione che si dedicava alla gestione delle autoemotrasfusioni, ma anche alla vendita di determinate sostanze dopanti, come l'Epo, gli ormoni della crescita, o anabolizzanti, ma anche alle strategie legate al loro utilizzo.
   La polizia spagnola, la Guardia Civil, ha sequestrato anche numerosi elenchi criptati di presunti clienti della vasta organizzazione. Dalla decifrazione di queste liste si S arrivati fino al coinvolgimento - a vario titolo - di ben 58 ciclisti professionisti. Ma l'elenco è destinato ad allungarsi. Tra gli effetti più immediati dell'operazione, il ritiro dal mondo del ciclismo dello sponsor Liberty-Seguros e l'esclusione dal Tour de France edizione 2006 della maggior parte dei candidati alla vittoria finale, oltre che dell'Astana e della rappresentativa della Comunidad Valenciana (che all'epoca dei fatti contestati si chiamava Kelme).
   Fino al maggio scorso le uniche sacche di sangue sottoposte al test di Dna furono quelle di Jan Ullrich, in seguito venne accertato che il sangue che contenevano era proprio quello del tedesco. La scoperta ha portato al ritiro definitivo dall'attività agonistica del corridore che gareggiava per la T-Mobile.
   L'inchiesta si è poi allargata, coinvolgendo anche altre discipline sportive, come il calcio (molti i protagonisti della Liga spagnola nel mirino degli investigatori), tennisti e automobilisti, i cui nomi però sono sempre rimasti nell'oscurità.
   L'inchiesta è stata archiviata da un giudice spagnolo che ha deciso per il non luogo a procedere, ma l'accusa ha fatto ricorso in appello. Anche in Spagna non sono esclusi colpi di scena.