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18/02/2009

DOPING - Valverde: la Spagna blocca il Coni. Manzano accusa: «Alla Kelme doping di squadra»n

Madrid (Spagna) - mercoledì 18 febbraio 2009 - La giustizia spagnola arriva in soccorso di Alejandro Valverde. Secondo quanto riporta la stampa iberica, la Sezione Istruttoria numero 31 del Tribunale Superiore di giustizia di Madrid titolare
dell'inchiesta sull'Operacion Puerto, ha dichiarato oggi "nullo tutto il processo di richiesta delle prove portato avanti dal Coni", e in particolar modo la richiesta di ottenere "campioni personali di sangue" del corridore spagnolo in quanto "la procura antidoping del Coni è un organo amministrativo dipendente dal Ministero dei Beni Culturali italiano in nessun caso vincolato all'amministrazione della giustizia italiana".
In sostanza, non riconosce al Coni la competenza ad indagare sul caso. Il corridore difeso dall'avvocato Federico Cecconi pertanto non sarà tenuto, almeno da un punto di vista legale, a presentarsi domani davanti alla Procura del Coni.
L'atto firmato dal giudice Antonio Serrano, che in Spagna si è occupato da vicino dell'Operacion Puerto, "proibisce espressamente di utilizzare le prove ottenute nell'indagine su un reato per indagare su altri crimini, come nel caso che riguarda Valverde", tra l'altro convocato per domani.
Secondo la Procura del Coni, infatti, la sacca di sangue numero 18 dell'Operacion Puerto, denominata Valv.Piti e arricchita di Epo, appartiene a Valverde e a prova di questa tesi ci sarebbero i dati raccolti dai commissari del Coni durante i test effettuati lo scorso luglio a Prato Nevoso, in occasione della 16^ tappa del Tour de France che sconfinava in Italia. Il provvedimento della giustizia spagnola permette però' al corridore di tirare un sospiro di sollievo ma non troppo perché sul suo conto piombano altri pesanti accuse, stavolta da parte dell'ex compagno di squadra Jesun Manzano, con lui alla Kelme dal 2002 al 2003.
"In Spagna non si vuole indagare - il j'accuse di Manzano, intervistato da As -. Sarebbe semplice, basterebbe confrontare il dna delle sacche di sangue con i campioni del gruppo e verrebbe fuori tutto. Qui invece abbiamo avuto un giudice che ha aperto e chiuso il caso varie volte, più che un processo sembra un circo".
Manzano parla di un vero e proprio doping di gruppo alla Kelme e Valverde non ne era escluso.
"Gli somministravano le stesse cose che somministravano a me, se eravamo assieme nello stesso raduno e a me davano qualcosa, la davano anche a lui - insiste Manzano - e se devo presentarmi da un giudice per dichiararlo sono pronto a farlo. Bisogna vedere però se un giudice mi convocherà".
Manzano, che racconta di aver già parlato col Coni ("mi hanno chiesto se c'era un doping organizzato nella mia squadra e ho risposto di sì, che se a me davano delle cose a maggior ragione le davano ai leader del team"), non vuole sentir parlare di un ciclismo oggi più pulito.
"C'è gente che è rimasta coinvolta nell'Operacion Puerto - denuncia - che ora corre con team di secondo piano per una miseria e continua ad avere le stesse abitudini di un tempo ma con medici diversi".