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14/01/2010
DOPING - Confronto Valverde-Manzano: accuse confermate. Sentenza del Tas tra un mese
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Losanna (Svizzera) - mercoledì 13 gennaio 2010 - Seconda giornata e seconda udienza fiume al processo Valverde davanti al Tas. Anche oggi la lunga sfilata di testimoni (undici tra quelli presenti e quelli in videoconferenza) ha sforato il programma previsto con una durata complessiva di quasi dieci ore. Il piatto forte è stato il confronto a distanza tra il protagonista principale del processo, Alejandro Valverde, attualmente in allenamento in Australia e quindi ascoltato al telefono, e il suo ex compagno di squadra nella Kelme, Jesus Manzano, presente invece a Losanna. Il campione murciano ha negato ogni addebito circa il suo coinvolgimento nell'Operacion Puerto e sulla frequentazione col dottor Fuentes. Valverde ha smentito anche di aver avuto una cagna di nome Piti (riferimento importante in quanto su una sacca di sangue ritrovata nell'inchiesta spagnola era stata apposta un'etichetta Valv-Piti). Ma la circostanza del possesso di un animale domestico con questo nome è stata invece confermata sia da Manzano sia da un giornalista spagnolo del quotidiano As, Enrique Iglesias (anche lui presente davanti al Tas) che intervistò Valverde nel 2006 a casa sua dove trovò appunto questa cagna e lo scrisse in un reportage del giugno 2006, finito poi agli atti. Fondamentalmente tutti i fatti emersi erano alquanto noti sia all'opinione pubblica spagnola sia a quella italiana e non aggiungono e tolgono nulla al nocciolo del procedimento. Manzano tuttavia è apparso spavaldo e ha risposto a tutte le domande ricostruendo le numerose tappe delle sue frequentazioni col dottor Fuentes e con altri due medici spagnoli. ''Quando eravamo in squadra alla Kelme, il dottor Fuentes ci dava epo, testosterone, sostanze dopanti. Poi il dottor Merino Bartres ci toglieva due sacche di sangue da mezzo litro ciascuna e dopo qualche tempo ce le rimetteva in corpo. E con me da Bartres c'era anche Valverde'', è stata la testimonianza anche se i contenuti erano già stati resi noti in occasione del processo avvenuto davanti al Tribunale Nazionale Antidoping del Coni. In mattinata invece era stata la volta di un gruppo di esperti tecnico-scientifici che hanno dibattuto sulla correttezza (accertata) dell'esame del dna effettuato dalla dottoressa Alessandra Caglià della Polizia Scientifica di Roma su richiesta del pm Ferraro della Procura della Repubblica di Roma. Domani terza ed ultima giornata con le requisitorie delle parti, ma il verdetto del collegio del Tas non dovrebbe essere pronunciato prima di un mese.
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