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06/03/2010

DOPING - Minorenne nuotatrice dopata: nuovo guai per Lazzaro

Padova - sabato 6 marzo 2010 - Le immagini della telecamera montata di nascosto nell’ambulatorio dagli investigatori della Guardia di Finanza dicono tutto. Si vede la quindicenne nuotatrice stesa sul lettino medico e il dottor Enrico Lazzaro la sottopone a cicli di ozonoterapia per autoemotrasfusione maggiore e a cicli di infusione endovenosa di flebo medicate con farmaci Ferlixit, B12, Freamine, Metadoxil, Esafosfina. C’erano anche i genitori della ragazzina. Ebbene, per il pubblico ministero Benedetto Roberto il padre e la madre della giovane nuotatrice non possono passarla franca. Portavano la loro figlia dal dottor Lazzaro, considerato un "mago" del doping, per alterare le sue prestazioni fisiche. Il magistrato ha concluso l’inchiesta a carico del medico di Abano Terme e chiederà anche il giudizio del papà e della mamma della quindicenne. Lui ha quarantacinque anni, la moglie ne ha quarantaquattro.
      Erano stati i tecnici incaricati dal dottor Lazzaro a scoprire la telecamera che durante la notte gli investigatori delle Fiamme Gialle erano riusciti a montare di nascosto nell’ambulatorio. Il medico temeva di essere costantemente controllato dagli inquirenti e faceva "perquisire" periodicamente l’ambulatorio. La telecamera ha funzionato solo un paio di giorni. Ma per l’accusa sono fondamentali le immagini che è riuscita a catturare. I fotogrammi provano l’attività che avveniva all’interno dell’ambulatorio. E, soprattutto, fanno vedere la quindicenne e i suoi genitori.
      Sono sei le persone alle quali il pubblico ministero Roberti ha comunicato la conclusione dell’inchiesta. Oltre al dottor Lazzaro, quarantacinquenne di Abano Terme, e ai genitori della nuotatrice, gli altri tre imputati sono ciclisti amatori che si sottoponevano alle "pratiche vietate" del medico di base. Sono Simone Barbiero, quarant’anni di Torreglia, del Team Valentini, Cristian Boscaro, trentanovenne di Vigonovo, del Team Garpell, e Ylenia Colpo, trenrtaduenne di Sant’Urbano, anche lei ciclista amatore agonistico, del team Benato.
      Le accuse sono gravi per tutti. Il dottor Lazzaro, in particolar modo, deve rispondere anche della ricettazione di farmaci illegali e dell’abuso della professione di farmacista.
(Lino Lava - Il Gazzettino di Padova)

Adesso i guai diventano seri per il dottor Enrico Lazzaro, il medico sportivo aponense, definito lo «stregone sanitario» del doping italiano. Il pubblico ministero padovano Benedetto Roberti ha chiuso l’ennesima inchiesta a carico del medico e di altre cinque persone, tra loro tre atleti e la coppia di genitori che avevano affidato alle cure di Lazzaro la loro figlia quindicenne, aspirante a diventare una campionessa del nuoto come la olimpionica veneziana Federica Pellegrini.  E gli indagati rischiano di finire a processo.  Gravi le contestazioni rivolte a Lazzaro: è accusato di aver somministrato o consigliato farmaci dopanti (e perciò vietati come ferlixit, vitamina B12, freamine, metadoxil ed esafosfinache) a ciclisti e atleti anche di altri sport per potenziare le loro prestazioni agonistiche in modo pericoloso per la salute pubblica. Tra questi, la nuotatrice padovana, all’epoca dei fatti quindicenne, iscritta al team Veneto Nuoto, e altri tre ciclisti indagati in concorso con il medico, Simone Barbiero della Udace team Valentini, 41 anni, di Torreglia; Cristian Boscaro tesserato Uisp con il team Garpell, 40 di Vigonovo, e Ylenia Colpo, tesserata Udace con il team Benato, 33 di Sant’Urbano. Si tratta di medicinali pericolosi per la ragazzina in quanto le avrebbero fatto accumulare nell’organismo ferro in quantità eccessive. E pericolosi anche per Barbiero, considerate le sue condizioni fisiche: nei confronti dell’uomo la procura ha rilevato che non sarebbe stato corretto il riconoscimento dell’idoneità sportiva a livello agonistico. In particolare il 20 maggio 2008 Lazzaro consegnò a Natalino Moletta una fiala di Lutrelef affinché la desse al figlio Andrea, ciclista del team Gerolsteiner, impegnato nella tappa a cronometro della Pesaro-Urbino del giro d’Italia 2008. Ben più grave l’ozonoterapia svolta dal medico sui quattro atleti senza alcuna autorizzazione dell’Usl. Peraltro è una pratica medica sperimentale e fattibile solo in strutture ospedaliere nel rispetto di un particolare protocollo. Pratica che consiste nel prelevare una sacca di sangue dall’atleta per rimetterlo in circolo dopo averlo pompato di ossigeno e arricchito con ozono, vitamine, ferlixit e freamine. Indagati pure i genitori della nuotatrice per aver approvato la somministrazione alla figlia di sostanze vietate, mettendo così in pericolo la sua salute. La stessa giovane atleta è indagata per concorso nello stesso reato dalla procura minorile.
(Il Mattino di Padova)