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09/04/2011

DOPING - Inchiesta di Mantova: le posizioni di tutti gli indagati, legami con il laboratorio Humanplasma di Vienna

Mariana Mantovana - sabato 9 aprile 2011 - Ciclismo italiano ancora una volta nella bufera. L’inchiesta sul doping, partita alla fine del 2008 da Mantova, si è infatti conclusa con una trentina di indagati, alcuni eccellenti, per i quali il procuratore capo Antonino Condorelli è pronto a chiedere il rinvio a giudizio. Sotto accusa medici, dirigenti e atleti che a vario titolo hanno commerciato, prescritto, somministrato e assunto le sostanze proibite, in aperta violazione della legge n. 376 del 2000.
Legge che disciplina la tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping. Tutti sembrano ruotare attorno ad un nome: Guido Nigrelli, farmacista di Mariana Mantovana, considerato la vera mente dell’illecito traffico.
Dal dicembre del 2008 al luglio del 2009 le intercettazioni ambientali disposte dalla procura avrebbero dimostrato lo stretto legame tra il farmacista e l’esercito degli indagati, per i quali rappresentava il punto di riferimento numero uno, al fine di ottenere le sostanze proibite. A Nigrelli si sarebbe rivolto personalmente anche il campione danese Michael Rasmussen, cacciato dal Tour de France proprio per avere fatto uso di sostanze dopanti.
A dover rispondere delle accuse più gravi (commercio di sostanze proibite), oltre a Nigrelli c’è anche Sergio Gelati, preparatore atletico della Lampre, Roberto Messina, ciclista di Villafranca, Paolo Bossoli e Sebastian Gilmozzi.
Sono invece accusati d’aver procacciato le sostanze proibite, d’aver fatto cioè da tramite tra gli atleti e il farmacista di Mariana, il direttore sportivo Mariano Piccoli. Insieme a lui anche Beppe Saronni, team manager della Lampre che di recente aveva dichiarato: «Nigrelli non è mai stato nostro dipendente. Noi paghiamo Sergio Gelati come preparatore atletico e come lui, nessuno del nostro gruppo sportivo si è mai comportato in modo scorretto».
Con Saronni indagati anche Fabio Della Torre e Maurizio Piovan. E in qualità di assuntori quattordici ciclisti professionisti e amatoriali. Nei guai pure un medico, Fiorenzo Benazzi, che avrebbe eseguito delle emotrasfusioni in un ambulatorio convenzionato di Montichiari e addirittura un diplomatico di un paese straniero. Per molti degli indagati l’accusa è di aver utilizzato sostanze sia per dopare che per nascondere lo stesso doping. Molto più pesante la condanna per chi sarà riconosciuto colpevole del reato di commercio: rischia infatti fino a sei anni. Ricordiamo che l’inchiesta è partita nel dicembre del 2008, da una segnalazione dei carabinieri del Nas di Brescia alla procuratore della repubblica di Mantova Antonino Condorelli. Nel corso di questa indagine il procuratore capo Antonino è ricorso anche alla consulenza di due medici dell’Istituto superiore della santà, per chiarire l’effetto delle sostanze dopanti messe in commercio e che numerosi atleti avrebbero assunto. La Procura ha inoltre continuato a lavorare in stretto contato con i Nas di Brescia, che hanno disposto, come già accennato, numerose intercettazioni ambientali. Intercettazioni che non lascerebbero dubbi sui rapporti tra il farmacista di Mariana e gli indagati. A quanto riferito non hanno mai parlato apertamente di sostanze proibite che venivano però chiamate con nomi piuttosto singolari. Del tipo: bianchi, magliette, culatello con la cordina, uovo, ciucciotto e flaconcini topogigio. Quest’ultimo farebbe riferimento ad una delle sostanze più pericolose.

LEGAMI CON L’ESTERO - L’indagine della procura di Mantova ha accertato che esistono legami anche con l’estero, in modo particolare con il laboratorio Humanplasma di Vienna. E’ stato inoltre posto sotto sequestro molto materiale che è stato accuratamente selezionato.
«Il doping - aveva detto in un’intervista Antonino Condorelli - è ormai un fenomeno sociale». Un fenomeno sociale perché interessa tutto il mondo del ciclismo, non solo i professionisti ma anche dilettanti e addirittura amatori, personaggi illustri quanto anonimi corridori. Il clou dell’inchiesta c’è stato nel 2009, con una prima richiesta di proroga a maggio, un’altra a novembre e una terza di alcuni mesi fa. Condorelli, inoltre, aveva anche avuto un importante colloquio con il responsabile della procura antidoping del Coni Ettore Torri.
 Inoltre si era messo in contatto con i colleghi di Padova che avevano avviato un’inchiesta analoga a quella mantovana, ma con un numero di indagati decisamente inferiore. In questi giorni Condorelli si è di nuovo messo in contatto con il Coni. In attesa di eventuali provvedimenti di sospensione, comunque, gli atleti possono continuare a gareggiare. Gli indagati hanno ora trenta giorni di tempo per presentare le loro memorie, prima della formale richiesta di rinvio a giudizio.

GLI INDAGATI - Ecco i nomi degli indagati. Accusati di commercio: Guido Nigrelli, Sergio Gelati, Roberto Messina, Paolo Bossoli, Sebastian Gilmozzi.
I presunti procacciatori delle sostanze poi assunte dagli atleti: Mariano Piccoli, Giuseppe Saronni, Fabio Della Torre e Maurizio Piovani.
Ciclisti presunti assuntori: Alessandro Ballan, Marco Bandiera, Emanuele Bartoli, Marzio Bruseghin, Pietro Caucchioli, Damiano Cunego, Mauro Da Dalto, Mirco Lorenzetto, Emanuele Mori, Massimiliano Mori, Simone Penzi, Mauro Santambrogio, Francesco Tomei, Daniele Pietropolli, Paolo Pezzini, Nicola Castrini, Emanuele Bindi, Matteo Zambroni (questo è un calciatore).
 E ancora José Ibarguren, che appartiene ad una squadra ciclistica spagnola. Singolare - dicono gli inquirenti - che dalla Spagna abbia avuto la necessità di parlare proprio con il farmacista di Mariana Mantovana; il campione danese Michael Rasmussen, già cacciato dal giro di Francia per doping.
E da ultimo il medico Fiorenzo Benazzi che, secondo l’accusa formulata dalla procura mantovana, avrebbe praticato delle emotrasfusioni in un ambulatorio di Montichiari in provincia di Brescia.
(Gazzetta di Mantova)