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13/04/2011

PROF - Riccò rilancia: «Voglio tornare a correre»

Roma - mercoledì 13 aprile 2011 - “Mi sento ancora un ciclista professionista e voglio tornare a correre, lo posso fare finché non terminano le indagini”. Queste le dichiarazioni di Riccardo Riccò al termine dell'audizione durata un'ora e mezza alla Procura Antidoping del Coni davanti a Ettore Torri.
“Sono molto sereno e tranquillo. Non ho niente da nascondere e sto cercando una squadra che mi permetta al più presto di svolgere la mia professione. Voglio correre”, ha aggiunto il modenese.
Il 6 febbraio Riccò era stato ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale di Pavullo dopo aver accusato un malore. Era poi emerso che aveva fatto una autotrasfusione di sangue.
"Non penso assolutamente al ritiro. Ho pensato che visto che correre in bici mi viene bene, finché me lo permetteranno continuerò a correre. L'attacco di Petrucci? Non ho letto nessuno giornale. Io non mi ricordo più nulla perché ero più di la che di qua, mi sono state riferite alcune cose”.
Però solo poco meno di due mesi fa aveva dichiarato che “il ciclismo gli faceva schifo”, che non sarebbe più tornato e che i colleghi lo avevano profondamente deluso. Ora l’incredibile e incomprensibile dietrofront.
“Al pubblico del ciclismo mi sento di dire che penso di poter continuare a correre, ho ricevute tante lettere che mi hanno incitato a tornare a correre e lo faccio per loro perché ci sono tante persone che mi vogliono bene. Faccio un appello, sono libero perché mi hanno licenziato e sono in cerca di una squadra. Mi risulta che ci sono altri corridori che sono nella mia stessa posizione che continuano a correre, non solo Contador ma anche italiani".
"A mio avviso – aggiunge Fiorenzo Alessi, legale di Riccò - oggi è una giornata positiva per il ciclismo nonostante quel che dicano alcune anime belle. Riccardo Riccò a oggi è ancora un ciclista professionista, al momento non c'è alcuna sanzione sportiva che possa pregiudicare il ritorno alle gare del mio assistito ed è un'ottima notizia. Allo stato attuale non credo possa esserci alcuna squalifica, ma dovreste chiederlo al procuratore Torri. Per quale motivo si è parlato di emoautotrasfusione? È una bella domanda, non lo so. Di solito non accade che un medico si inventi una cosa del genere. Io dico che in certe situazioni di urgenza, di allarme certe frasi potrebbero essere recepite in un modo che non era quello della frase qualora che ci sia. Comunque noi documenti non ne abbiamo, le analisi, per quanto noi conosciamo, non conducono ad una soluzione univoca ed è ovvio che anche noi faremo la nostra parte e abbiamo incaricato un eminente consulente per svolgere adeguati accertamenti come la procura di Modena”.
“Petrucci? Non condivido un presidente del Comitato Olimpico Nazionale che dica basta con un ciclismo dopato. Non mi permetto di criticare il presidente Petrucci, sarebbe stato più auspicabile con uno sport dopato o basta con un società che vuole il risultato a tutti i costi. Non è una questione di limiti ma di atleti che svolgono una professione che comporta certi rischi, non solo sotto il punto di vista della salute, io condivido le parole del professor Veronesi, nel nostro Paese c'è il diritto alla salute non il dovere alla salute e dire che quella legge, nata a tutela della salute, sia ancora attuale, secondo me non è adeguata al tempo che stiamo vivendo e che vivremo. Bisogna valutare che la professione del ciclista sia un atleta e professionista non può escludere a priori che vengono praticate altrimenti l'assurdo che questo Paese è che viviamo in una civiltà in cui drogarsi non è un reato, doparsi è un reato e sanzionato pesantemente e va a scapito della salute e della vita. Bisognerebbe creare un movimento d'opinione, come ha detto il professor Veronesi, per modificare uno stato di diritto e non di fatto che non è adeguato ai nostri tempi".
PETRUCCI REPLICA - "Il Coni non risponde a considerazioni insensate" il lapidario commento del presidente del Coni Gianni Petrucci alle dichiarazioni dell'avvocato di Riccardo Riccò, Fiorenzo Alessi.